Pazienza? Uffa ‘sta pazienza, io la pazienza l’ho finita, quasi quasi esco!”, disse il bambino mentre guardava dalla finestra della sua cameretta il parco giochi vuoto. Erano ormai settimane che non usciva. Aveva la sensazione che tutte le cose belle da fare in casa fossero già state fatte e che quella stanza, in ogni angolo conosciuta, non riuscisse più a contenere la sua fantasia.

Intorno a lui libri già letti e pile di quaderni scolastici scritti e stropicciati, pennarelli scarichi, puzzle fatti e rifatti e mattoncini ormai combinati in ogni modo possibile. Gli spazi dei quaderni da colorare erano stati tutti riempiti, ma non è che fossero serviti poi così tanto a dare più colore alle sue giornate. Bambole, peluche e pupazzi avevano già interpretato ogni ruolo ed era anche andata bene per un pochino ma questi giochi sono molto più divertenti con gli amici e i compagni di scuola! “Ma ora basta, io esco! dov’è il mio zaino? prendo la merenda, l’acqua e una copertina e poi sono pronto. Nello zaino metto un gioco, una penna e qualche foglio. Mammaaa, papààà! siete stati proprio carini a stare con me tutto questo tempo, ma adesso si può uscire, vero?” Il bambino andò a passi decisi verso la porta, la aprì e…per strada ancora poche macchine e le persone indossavano tutte la mascherina: “mostriciattolo con la corona…ma sei ancora qui?”

“E cos’è questa sensazione? Perché le mie mani sono sudate, il mio stomaco è sottosopra e il mio cuore batte forte forte? Sarà mica che ho paura? Io mi sa che torno al sicuro nella mia cameretta e mi rimetto a cercare un po’ di pazienza…in qualche cassetto o nell’armadio ne sarà rimasta un po’”. Chiuse la porta, fece qualche passo indietro eppure non riuscì a togliersi lo zaino dalle spalle nè ad allontanarsi dall’ingresso. “Devo avere pazienza, ma quante cose ho interrotto e quante ne ho lasciate in sospeso! quando potrò riprenderle? E poi, le maestre, gli amici, i nonni e il mio dottore come staranno? Ho così tanta voglia di saperlo! Quindi adesso a te, piccolo mostricciattolo, ci penso io! ora mi trasformo! l’ho visto fare dai miei genitori! Prima cosa scudi sulle mani: una bella lavata e un po’ di gel. Mi metto anche la mascherina di protezione. Fa un pochino caldo qui sotto, quasi mi copre gli occhi, mi cola il nasino e proprio non vuole saperne di stare dritta. Però se la sopportano i supereroi posso sopportarla anche io!”.

“Ok sono pronto! mani ben pulite e naso e bocca coperti, ma…come farò a riconoscere se chi incontro mi sorride, se è triste, arrabbiato o preoccupato? Vabbè se proprio avrò dei dubbi potrò sempre chiedere, in fondo la mascherina copre la bocca, mica le parole. E poi anche gli occhi parlano!”

Il bambino si avvicinò alla porta con passi più decisi, un gran sorriso si affacciò sulla sua bocca e nei suoi occhi, aprì la porta e uscì. Adesso era pronto a riprendere il suo viaggio.

Autori: Dott. Emanuele Boromei Psicologo-Psicoterapeuta psicoanalitico dell’età evolutiva (ASNE-SIPsIA),
Biancamaria Catasta educatrice e contitolare della Ludoteca -Centro Infanzia L’isola dei bimbi di Passo Corese (RI), Claudia Luzzi docente specializzata nelle attività di sostegno agli alunni con disabilità